
Venti sindaci scrivono una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento, al Governo e alla Magistratura: "Così impossibile governare". Tra loro anche Antonio Decaro, sindaco di Bari, e Paolo Perrone, sindaco di Lecce. L'iniziativa è partita dal sindaco di Catania, Enzo Bianco. Un veloce tam tam telefonico e alla fine, da Torino a Reggio Calabria, sono 20 i sindaci che hanno apposto la propria firma in calce alla lettera. Tra questi il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il sindaco di Lecce, Paolo Perrone. Perché l'allarme non ha colore politico in questo caso. Ma parte da vicende diverse che terminano con una riflessione comune: così non si può andare avanti. E l'adesione di Decaro e Perrone all'appello, dimostra quanto le ragioni siano diametralmente opposte. Il sindaco di Bari deve fare i conti con minacce di morte da parte degli ambulanti abusivi che si oppongono alla raffica di controlli disposta dal Comune e da parte di persone inneggianti all'odio religioso. Il sindaco di Lecce, invece, pur vivendo un clima sereno in città, deve fare i conti con “le difficoltà complessive di carattere amministrativo perché – spiega – i Comuni hanno grossi problemi sull'autonomia finanziaria, non sappiamo come orientarci. E il Governo non ci segue molto”. “Quotidianamente - si legge nella lettera - sindaci non solo del Sud ricevono minacce, aggressioni, intimidazioni nello svolgimento delle proprie funzioni per affermare prima di tutto il rispetto delle regole”. Nella missiva, infatti, emergono tutte le problematiche. Si ricordano le vicissitudini dei sindaci di Licata e di Agrigento che dichiarando guerra all'abusivismo edilizio, hanno subito rispettivamente l'incendio dell'abitazione e minacce. O i sindaci di Lodi e Livorno, indagati per appalti. “La Magistratura deve fare il suo corso – scrivono i colleghi – ma troppo spesso le vicende giudiziarie diventano oggetto di scontro politico”. E poi il cuore del problema: “Amministrare le nostre città è diventato un compito davvero gravoso. Non solo per le risorse finanziarie decurtate negli anni in modo assai più pesante delle altre articolazioni della Repubblica, ma soprattutto perché alla responsabilità affidataci con l’elezione diretta non segue un’autonomia politica vera, una capacità di azione, la possibilità di avere risorse umane sempre adeguate, la possibilità di dare risposte alle domande dei cittadini in un quadro di regole certe”. "Non abbiamo richieste specifiche – concludono – ma “chiediamo al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo, alla Magistratura, alle Istituzioni con cui lavoriamo, di considerare che la reputazione dei sindaci, la loro capacità di governare i nostri Comuni, il rispetto per questo ruolo, sono un bene prezioso che va salvaguardato nell’interesse del buon funzionamento della nostra democrazia”. Oltre a Decaro e Perrone, hanno sottoscritto la lettera, Enzo Bianco, sindaco di Catania che, come detto, ne è stato il proponente, Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti, Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, Daniele Manca, sindaco di Imola, Roberto Scanagatti, sindaco di Monza, Bruno Valentini, sindaco di Siena. Hanno aderito Piero Fassino (presidente Anci e sindaco di Torino), Maria Rosa Pavanello(sindaco di Mirano e presidente di Anci Veneto), Maria Rita Rossa (sindaco di Alessandria), Giancarlo Valsecchi (sindaco di Erve), Flavio Tosi (sindaco di Verona), Andrea Ballarè (sindaco di Novara e presidente Anci Piemonte), Roberto Pella (sindaco di Valdengo e vicepresidente Anci), Massimo Castelli(coordinatore nazionale piccoli Comuni Anci), Matteo Biffoni (sindaco di Prato e presidente Anci Toscana) eGianluca Callipo (coordinatore nazionale Anci Giovani).