
Si è tenuta ieri la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria all’arcivescovo, che nel suo intervento ha ricordato alcuni illustri predecessori e ha rappresentato l’idea di un impegno civico attento agli ultimi. L’impegno per la comunità e la passione nel suo impegno pastorale: sono queste alcune delle motivazioni che hanno spinto il consiglio comunale di Otranto a conferire, ieri pomeriggio, la cittadinanza onoraria a monsignor Donato Negro, vescovo nella città dei Martiri dal 2000. E c’era la felice coincidenza del terzo anniversario della canonizzazione di Antonio Primaldo e compagni a suggellare questa scelta da parte dell’amministrazione locale. “La città è particolarmente legata e grata a monsignor Donato Negro – ha precisato il sindaco Luciano Cariddi nel suo intervento - per la costante attenzione dedicata soprattutto a chi ha più bisogno e a chi vive quotidianamente particolari disagi. Stessa sensibilità che lo ha portato a seguire da vicino, in collaborazione con l’amministrazione, l’evoluzione del fenomeno migratorio con cui il nostro territorio si misura ormai da tanti anni”. Nel corso dell’assise è intervenuto anche il senatore ed ex primo cittadino, Francesco Bruni, che ha sottolineato come ad Otranto, la collaborazione tra Chiesa e Comune, seppur nella distinzione dei ruoli specifici, sia sempre stata naturale, permettendo rapporti proficui e di reciproco sostegno. L’arcivescovo Negro, nel ringraziare l’amministrazione per l’onorificenza, ha voluto ricordare alcune figure importanti che lo hanno preceduto, da Stefano Pendinelli, trucidato in cattedrale durante l’invasione turca, ai “servi di Dio”, il teatino Vincenzo Maria Morelli e Nicola Riezzo, fino a Gaetano Pollio, prigioniero del regime comunista a Kaifeng. Ha poi parlato della speranza contro l’immobilismo della rassegnazione e di una immagine di città, dove l’impegno civico deve guardare ai bisogni di tutti senza dimenticare gli ultimi.