
Il tribunale amministrativo di Lecce conferma la decisione del Comune di Gallipoli di rigettare un progetto di una società, che prevedeva l’installazione di due pontili nello specchio acqueo vicino alla Capitaneria di porto. Non saranno realizzate nuove darsene turistiche nel bacino del porto commerciale. È questo l’effetto della sentenza, con cui il Tar di Lecce ha giudicato legittimo l’operato dell’amministrazione comunale gallipolina, che aveva rigettato la richiesta di realizzazione di una nuova struttura dedicata alla nautica da diporto perché incompatibile con l’attuale assetto del porto. La vicenda trae origine dalla presentazione da parte di una società privata di un progetto per la installazione di due pontili, di 85 metri e 34 metri, da collocare nello specchio acqueo in prossimità della Capitaneria di Porto e destinati a trasformare l’attuale destinazione d’uso di una vasta porzione dell’area portuale. Dopo l’istruttoria, gli uffici comunali competenti sulla scorta della precisa volontà dell’amministrazione di preservare l’uso generale dell’area, anziché limitarne la fruizione in favore di un operatore privato, e di rispettare il piano regolatore portuale del 1987 che è l’unico strumento di riferimento per la zona in questione, hanno respinto il progetto. La società è, quindi, ricorsa al Tar per contestare il provvedimento comunale, affermando la compatibilità del progetto con la permanenza degli usi mercantili del porto. Il Comune di Gallipoli, affidatosi all’avvocato Antonio Quinto, rivendicando la correttezza del proprio operato, e in particolare della scelta di non privatizzare il bacino portuale, si è costituito in giudizio. Il tribunale amministrativo, con la propria decisione (presidente Cavallari, estensore Bonetto), ha accolto le eccezioni difensive dell’avvocato Quinto, rigettando il ricorso e stabilendo che il Comune è pienamente legittimato a scegliere di non dare in concessione un determinato specchio acqueo e che la volontà di preservare un uso collettivo costituisce un principio generale non limitato alle sole aree destinate alla balneazione: anzi, è meritevole di tutela l’obiettivo di evitare il posizionamento di opere o strutture che possano compromettere l’attuale destinazione d’uso dell’area demaniale. I giudici leccesi hanno considerato valido ed efficace il piano regolatore portuale del 1987 almeno fino all’approvazione di un nuovo strumento generale. “Si tratta di una decisione di particolare importanza – ha commentato l’avvocato Antonio Quinto – anche alla luce della recente adozione del piano comunale delle coste da parte dell’amministrazione commissariale. Per i giudici amministrativi la scelta di non privatizzare la costa, sia essa balneabile o destinata ad altri usi, se espressione di una discrezionalità amministrativa correttamente esercitata, costituisce un obiettivo prioritario per la collettività, da considerare sempre prevalente rispetto ad ogni altro interesse imprenditoriale”.