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Calze e t-shirt con marchi contraffatti, nei guai i titolari di 8 aziende salentine

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Leccesette
Le Fiamme Gialle hanno ricostruito la "filiera del falso" che partiva da alcuni opifici salentini e finiva ad ambulanti e negozi di abbigliamento sportivo. Oltre un milione di articoli di abbigliamento - tra t-shirt sportive, calzini e indumenti intimi – con marchi contraffatti sono stati sequestrati dagli uomini della Guardia di Finanza della Compagnia di Gallipoli al termine di una complessa attività d'indagine – iniziata a febbraio di quest'anno, che ha consentito di ricostruire la “filiera del falso” risalendo dai venditori ambulanti, ai grossisti, fino alle fabbriche. I marchi falsificati sono Sergio Tacchini, Rifle, Diadora e Liabel: la merce era completamente sprovvista dell’ologramma anticontraffazione del marchio oppure, in alcuni casi, era munita di un ologramma materialmente falso. Tutti loghi imitati alla perfezione e riprodotti sui capi di abbigliamento non finivano solo sulle bancarelle e negli zaini dei venditori ambulanti ma anche tra gli scaffali di negozi sportivi. Nel corso dei controlli e delle perquisizioni le Fiamme Gialle ne hanno individuati due: uno a Gallipoli e l'altro a Casarano. La merce arrivava da otto fabbriche tessili dislocate tra Melissano, Racale, Taviano e Casarano che, accanto alla produzione “legittima” ne accompagnavano un'altra illecita che finiva nelle mani di grossisti: all'interno di due magazzini presso il centro commerciale “Baricentro” di Casamassima sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro oltre 435mila articoli contraffatti. Nel corso delle perquisizioni è stato individuato un garage a Racale, all’interno del quale sono stati rinvenuti 13 macchinari utilizzati per la filatura industriale, adibito a calzificio abusivo e completamente sconosciuto al Fisco, la cui posizione sarà approfondita sotto il profilo amministrativo-tributario. Sotto sigilli sono finiti anche un pc e 7 supporti di memoria esterna contenenti numerosi file grafici, riproducenti i cliché che venivano utilizzati per la stampa dei segni distintivi contraffatti: per riprodurre i marchi falsi sugli articoli di abbigliamento bastava collegare i macchinari al computer. Otto persone in tutto, tra titolari di opifici e grossisti, sono stati denunciati per contraffazione e ricettazione. Alcuni soggetti erano già noti per fatti analoghi accaduti in passato. La merce sequestrata, che veniva venduta allo stesso prezzo di quella originale, avrebbe fruttato, secondo una stima al ribasso, almeno 2 milioni di euro. Nell’ambito delle perquisizioni eseguite, sono stati identificati anche 11 lavoratori presenti negli opifici, la cui posizione sarà approfondita con riferimento agli aspetti contributivi, previdenziali ed assistenziali.

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