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Morì dopo una visita al pronto soccorso: il Gip chiede l'archiviazione del caso Levante

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Leccesette
Il Gip ha chiesto l’archiviazione del caso di Emanuele Levante: il 25enne di Novoli morì dopo una visita al Pronto soccorso del Fazzi, dove era giunto con un dolore alla gamba. Il caso Levante non sussite. Il Gip Maria Vallefuoco non ha riscontrato nessuna relazione tra la morte del giovane 25enne di Novoli e l'operato dei medici del pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce. A darne notizia è l'associazione Salute Salento, che spiega: "Il dolore alla gamba che Emanuele Levante aveva riferito al medico del Pronto soccorso del Fazzi la sera del 9 ottobre 2015 e il giorno dopo al medico del 118 che l’aveva riaccompagnato in ospedale, non ha niente a che vedere con la sua morte, sopravvenuta probabilmente per altre cause. Dopo più di 5 mesi di esami e di riscontri effettuati dai due medici legali Biagio Solarino e Francesco Bruno, incaricati dal Gip Maria Vallefuoco, l’unica certezza è che il magistrato non ha trovato nessun nesso di causa tra la visita eseguita al Pronto soccorso e la morte successiva del paziente. Motivo per cui la dottoressa Vallefuoco, ha chiesto l’archiviazione dell’indagine della Procura". "Le cause della morte del giovane di Novoli non sono state ancora pubblicate" precisano ancora, "quindi non c’è nulla di ufficiale. C’è solo che il Gip, di fronte ai risultati emersi dopo indagini laboriose e complesse effettuate sui tessuti e in ambito tossicologico, ha proposto l’archiviazione tecnica". Il medico del pronto soccorso che per primo aveva assistito Emanuele Levante può dunque tirare un sospiro di sollievo Ancora non conosciamo gli elementi che hanno indotto il magistrato a proporre l’archiviazione" ha spiegato a Salute Salento il medico indagato "Bisognerà attendere almeno una settimana perché vengano resi noti. Nel frattempo c’è sempre la possibilità di appellarsi all’archiviazione. Quel che è certo" aggiunge "è che chi ha fatto le indagini ha concluso che non ci sono elementi per andare avanti". La proposta dell’archiviazione, aggiugono da Salute Salento è stata accolta con grande partecipazione dal primario del Pronto soccorso Silvano Fracella, che ha spiegato: "Per me l’aspetto importante, di cui peraltro eravamo certi, è che sono stati esclusi nessi di causalità fra il dolore alla gamba e la morte. Quindi il medico del Pronto soccorso non c’entra niente". E aggiunge, volendosi togliere un grosso sasso dalla scarpa, "Era stato detto e scritto che eravamo degli assassini. Adesso esigerei che venga detto chiaramente che non c’entrano niente i medici. Me la prendo anche con Canale 5 , che ne aveva parlato come di uno scandalo della malasanità. Credo che abbiamo diritto ad una rettifica e a una replica". Nei prossimi giorni il dottore Fracella pensa di impegnare l’ufficio comunicazione della Asl perché venga diffuso un comunicato sull’esito di una vicenda che per mesi ha messo in cattiva luce gli operatori dell’azienda sanitaria leccese. Restano ancora da chiarire allora le reali cause del decesso dell'uomo. La diagnosi di “lombosciatalgia” non può certo giustificare l'accaduto. Qualcuno tra i medici ipotizza che possa essersi trattato di “morte elettrica”, altrimenti detta “morte improvvisa”, termine tecnico con il quale viene indicato l’arresto cardiaco per aritmia insorta. Fonte: Salute Salento

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