Perrone è stato ospitato da più persone durante la sua latitanza e non si è mai spostato da Trepuzzi. Una fitta rete di fiancheggiatori, alcuni insospettabili, hanno coperto la latitanza di Perrone fino a oggi, consentendogli di sfuggire alla cattura per due mesi, nonostante sulle sue tracce ci fossero Polizia, Carabinieri, Polizia Penitenziaria e Guardia di Finanza. “Perrone è stato aiutato da molte persone” ha dichiarato Sabrina Manzone, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Lecce “qualcuno è stato costretto o intimorito ma, in altri casi pensiamo si sia trattato di aiuto spontaneo: Perrone era diventato una specie di idolo”. In altre parole una sinistra “ammirazione” per l’ergastolano evaso. Perrone, infatti, si è spostato più volte durante le settimane di latitanza, sempre in territorio di Trepuzzi, e il ricovero in via 2 giugno era soltanto l’ultimo della lista. Il proprietario, Stefano Renna di 33 anni, titolare del Bar Otto è stato arrestato insieme a lui durante il blitz di questa mattina. Gli agenti sono riusciti ad entrare in casa con uno stratagemma senza destare sospetti, Perrone era nascosto in una terrazzina, armato di tutto punto: pistola nella cintola e fucile in uno zainetto. Alla vista degli uomini in divisa non ha opposto resistenza né ha proferito parola. In casa sono stati ritrovati, poi, i soldi, due cellulari, una paletta della polizia e munizioni. “L’arresto è scattato in flagranza di reato per possesso di armi ed evasione” ha specificato il procuratore aggiunto Antonio De Donno durante la conferenza stampa alla presenza di una folta schiera di rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno preso parte alle indagini per rintracciare Triglietta. Particolarmente galvanizzata per il risultato raggiunto la Polizia Penitenziaria: alcuni agenti si sono anche lasciati andare ad un applauso liberatorio al termine dell’incontro. Durante il primo mese- complici gli appelli in tv a Chi l'ha visto? - le segnalazioni di avvistamento di Perrone sono state decine ma molte si sono rivelate alla fine inconsistenti: chi sapeva veramente dove si trovava il latitante ha taciuto. Il lavoro degli investigatori da oggi in poi sarà quello di risalire ai nomi e al ruolo di ognuno dei componenti della fitta rete di coperture e aiuti che gli ha consentito di nascondersi fino a oggi.
Perrone è stato ospitato da più persone durante la sua latitanza e non si è mai spostato da Trepuzzi. Una fitta rete di fiancheggiatori, alcuni insospettabili, hanno coperto la latitanza di Perrone fino a oggi, consentendogli di sfuggire alla cattura per due mesi, nonostante sulle sue tracce ci fossero Polizia, Carabinieri, Polizia Penitenziaria e Guardia di Finanza. “Perrone è stato aiutato da molte persone” ha dichiarato Sabrina Manzone, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Lecce “qualcuno è stato costretto o intimorito ma, in altri casi pensiamo si sia trattato di aiuto spontaneo: Perrone era diventato una specie di idolo”. In altre parole una sinistra “ammirazione” per l’ergastolano evaso. Perrone, infatti, si è spostato più volte durante le settimane di latitanza, sempre in territorio di Trepuzzi, e il ricovero in via 2 giugno era soltanto l’ultimo della lista. Il proprietario, Stefano Renna di 33 anni, titolare del Bar Otto è stato arrestato insieme a lui durante il blitz di questa mattina. Gli agenti sono riusciti ad entrare in casa con uno stratagemma senza destare sospetti, Perrone era nascosto in una terrazzina, armato di tutto punto: pistola nella cintola e fucile in uno zainetto. Alla vista degli uomini in divisa non ha opposto resistenza né ha proferito parola. In casa sono stati ritrovati, poi, i soldi, due cellulari, una paletta della polizia e munizioni. “L’arresto è scattato in flagranza di reato per possesso di armi ed evasione” ha specificato il procuratore aggiunto Antonio De Donno durante la conferenza stampa alla presenza di una folta schiera di rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno preso parte alle indagini per rintracciare Triglietta. Particolarmente galvanizzata per il risultato raggiunto la Polizia Penitenziaria: alcuni agenti si sono anche lasciati andare ad un applauso liberatorio al termine dell’incontro. Durante il primo mese- complici gli appelli in tv a Chi l'ha visto? - le segnalazioni di avvistamento di Perrone sono state decine ma molte si sono rivelate alla fine inconsistenti: chi sapeva veramente dove si trovava il latitante ha taciuto. Il lavoro degli investigatori da oggi in poi sarà quello di risalire ai nomi e al ruolo di ognuno dei componenti della fitta rete di coperture e aiuti che gli ha consentito di nascondersi fino a oggi.