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Preso il latitante Perrone: “Triglietta” non aveva mai lasciato Trepuzzi

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Leccesette
Arrestato all’alba il latitante Fabio Perrone: si nascondeva da un parente. E’ finita all’alba la latitanza di Fabio Perrone, detto Triglietta. Dopo mesi di indagini, oggi gli agenti della catturandi sono riusciti a rintracciarlo a casa di un parente. Il latitante, contrariamente alle prime ipotesi, non aveva mai lasciato il suo paese di origine, Trepuzzi appunto.  Il blitz è scattato intorno alle 5 di questa mattina: agenti della Squadra Mobile e della Polizia Penitenziaria hanno fatto irruzione in una abitazione alla periferia di Trepuzzi,al civico 54 di via 2 Giugno. Perrone aveva trovato ospitalità in casa di un incensurato del suo paese.  Braccato, ha tentato la fuga attraverso il terrazzo dell’abitazione ma è stato immediatamente bloccato dai poliziotti. Aveva con sé la pistola beretta rapinata all’agente di Polizia Penitenziaria durante la sua fuga rocambolesca dall’Ospedale e all’interno della pistola vi erano 15 cartucce ed un colpo in canna; inoltre nascondeva un Kalashnikov, 10 cartucce calibro 12 e 4.600 euro in contanti.   "È stato un lavoro di squadra, un lavoro nostro, della squadra mobile, della polizia penitenziaria abbiamo lavorato senza risparmiarci. Devo dire grazie a tutti: questo è stato il risultato raggiunto senza invidie e gelosie, coordinati dalla magistratura in modo eccellente. Un ottimo lavoro di squadra", è il commento a caldo che Sabrina Manzone ha rilasciato in diretta TV su un'emittente locale. L'uomo era riuscito a fuggire non prima di aver seminato il panico. Perrone, che era in un reparto della struttura ospedaliera del Vito Fazzi di Lecce per sottoporsi a un esame clinico, riuscì a impossessarsi della pistola di uno degli agenti della Penitenziaria che lo scortavano, a ferire tre persone, a sparare all'impazzata in corsia per farsi strada, a minacciare  nel parcheggio una donna a cui rubò la macchina per poi far perdere le sue tracce. "Siamo contenti di averlo arrestato: Perrone è un soggetto pericoloso, aveva un kalashnikov, una pistola  e ha provato a reagire scappando sul terrazzo", ha proseguito la dirigente e ha aggiunto: "In questi due mesi di indagini ci sono stati tentativi di depistaggio da parte di chi lo copriva. Ci è stato riferito che era in Albania e in Montenegro ma non si è mai mosso dal suo paese natale: Trepuzzi. Era coperto da un incensurato - che abbiamo arrestato - perché quello che avevamo capito è che c'era una fitta rete di persone che lo proteggeva, persone insospettabili. La soddisfazione è grande". "Appena lo abbiamo arrestato gli ho detto: "Triglietta sei fritto" manifestando così la nostra soddisfazione". Lo ha detto Riccardo Secci, comandante delle polizia penitenziaria che ha aggiunto: "La mia grande soddisfazione è aver visto cos'è il coordinamento tra forze di polizia coordinate da una magistratura estremamente attenta. Ringrazio tutte le forze di polizia che hanno collaborato alla sua ricerca. Non ci siamo mia arresi. Devo ringraziare il nucleo investigativo di Roma è quello regionale", ha concluso Secci. “La cattura del latitante Perrone, che ha dimostrato la sua pericolosità sia nel momento della fuga che nelle fasi della sua cattura, è il frutto di incessante attività investigativa posta in essere, sin dal primo momento, e senza soluzione di continuità, dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria”ha commentato  il Questore di Lecce Pierluigi D’Angelo esprime il suo "plauso ai funzionari della Squadra Mobile che hanno dimostrato tenacia e non comune capacità investigativa. Un risultato importante che restituisce sicurezza a tutta la comunità salentina, reso possibile grazie al lavoro sinergico tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza e, soprattutto, della Polizia Penitenziaria, sempre in prima linea con noi sia nella fase del controllo del territorio, che in quella investigativa svolta sotto il coordinamento del Procuratore  Distrettuale  Motta”.  

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