Un'anziana di Novoli è stata ingannata dai "mariddrhuni" mentre una famiglia di Casarano ha ingerito una "amanita proxima". Mangiare un fungo tossico può essere molto pericoloso e si rischia di finire in ospedale per rimettere in sesto fegato e reni. Ne sanno qualcosa una donna di Novoli e una famiglia di Casarano che si sono fidati di sedicenti “esperti” e hanno messo in pentola dei funghi decisamente poco salutari. I due episodi sono riferiti da Salute Salento che cita fonti ospedaliere e rilancia l'ammonimento dei micologi della Asl: “Attenzione, non comprate funghi da sconosciuti sulle strade e ai mercati se non hanno il certificato di commestibilità delle autorità preposte”. Il primo caso ha riguardato una donna ultraottantenne che la settimana scorsa avrebbe comprato dei funghi al mercato del paese da un cercatore abusivo, senza la prescritta certificazione di commestibilità. A vederli sembravano dei gustosi «marieddhri», dei quali la signora aveva in più occasioni apprezzato la prelibatezza. Ma non si trattava degli innocenti prodotti dei nostri boschi, ma dei diabolici «mariddhruni», peraltro molto simili ai primi, ma decisamente tossici per il fegato e i reni. Adesso la donna, che aveva già qualche problema di salute, è ricoverata al reparto di Nefrologia del “Santa Caterina Novella” di Galatina, dove viene sottoposta a dialisi per recuperare la funzionalità renale compromessa. Sempre la scorsa settimana un altro episodio di intossicazione da funghi ha riguardato un nucleo familiare di tre persone di Casarano. In questo caso all’imprudenza si sarebbe aggiunta anche una buona dose di eccessiva e mal riposta fiducia nei sedicenti «esperti». Il marito 81enne e la moglie 79enne avevano raccolto in un bosco della zona un cestino di gallinacci ma su suggerimento di un altro “cercatore” hanno aggiunto una vistosa amanita proxima: un fungo molto simile all’amanita ovoidea ma che prende di mira con le sue micidiali tossine il fegato e i reni. A distanza di poche ore dal consumo i due anziani genitori sono stati ricoverati al “Francesco Ferrari” di Casarano, dove sono stati sottoposti a dialisi temporanea e dimessi martedì. Nel frattempo la figlia 40enne non se la passava meglio e accusava malesseri generali e indisposizione. Il medico ha disposto gli esami delle funzionalità epatica e renale che sono risultati sballati. Quindi ha dovuto ricorrere anche lei alle cure del pronto soccorso.
Un'anziana di Novoli è stata ingannata dai "mariddrhuni" mentre una famiglia di Casarano ha ingerito una "amanita proxima". Mangiare un fungo tossico può essere molto pericoloso e si rischia di finire in ospedale per rimettere in sesto fegato e reni. Ne sanno qualcosa una donna di Novoli e una famiglia di Casarano che si sono fidati di sedicenti “esperti” e hanno messo in pentola dei funghi decisamente poco salutari. I due episodi sono riferiti da Salute Salento che cita fonti ospedaliere e rilancia l'ammonimento dei micologi della Asl: “Attenzione, non comprate funghi da sconosciuti sulle strade e ai mercati se non hanno il certificato di commestibilità delle autorità preposte”. Il primo caso ha riguardato una donna ultraottantenne che la settimana scorsa avrebbe comprato dei funghi al mercato del paese da un cercatore abusivo, senza la prescritta certificazione di commestibilità. A vederli sembravano dei gustosi «marieddhri», dei quali la signora aveva in più occasioni apprezzato la prelibatezza. Ma non si trattava degli innocenti prodotti dei nostri boschi, ma dei diabolici «mariddhruni», peraltro molto simili ai primi, ma decisamente tossici per il fegato e i reni. Adesso la donna, che aveva già qualche problema di salute, è ricoverata al reparto di Nefrologia del “Santa Caterina Novella” di Galatina, dove viene sottoposta a dialisi per recuperare la funzionalità renale compromessa. Sempre la scorsa settimana un altro episodio di intossicazione da funghi ha riguardato un nucleo familiare di tre persone di Casarano. In questo caso all’imprudenza si sarebbe aggiunta anche una buona dose di eccessiva e mal riposta fiducia nei sedicenti «esperti». Il marito 81enne e la moglie 79enne avevano raccolto in un bosco della zona un cestino di gallinacci ma su suggerimento di un altro “cercatore” hanno aggiunto una vistosa amanita proxima: un fungo molto simile all’amanita ovoidea ma che prende di mira con le sue micidiali tossine il fegato e i reni. A distanza di poche ore dal consumo i due anziani genitori sono stati ricoverati al “Francesco Ferrari” di Casarano, dove sono stati sottoposti a dialisi temporanea e dimessi martedì. Nel frattempo la figlia 40enne non se la passava meglio e accusava malesseri generali e indisposizione. Il medico ha disposto gli esami delle funzionalità epatica e renale che sono risultati sballati. Quindi ha dovuto ricorrere anche lei alle cure del pronto soccorso.