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Massacrò madre e figlia per conto del boss, condannato a 16 anni

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Leccesette
Luigi de Matteis, 50enne di Parabita, accusato, insieme a Biagio Toma è stato giudicato ieri con rito abbreviato. Condannato a 16 anni per l’omicida della piccola Angelica e della madre. Luigi de Matteis, 50enne di Parabita, accusato, insieme a Biagio Toma di aver compiuto il brutale assassinio, è stato giudicato ieri con rito abbreviato, ottenendo lo sconto di un terzo della pena. La sera del 20 marzo 1991 Paola Rizzello e la sua figlioletta Angelica Pirtoli scomparvero misteriosamente senza lasciare traccia. La mattina del giorno successivo, in una zona residenziale compresa tra Matino e Parabita, alcuni familiari della donna rinvennero la sua autovettura Fiat Panda, regolarmente parcheggiata chiusa a chiave e con all’interno la borsa, il cappotto ed alcuni giocattoli della piccola Angelica. Le prime indagini si indirizzarono nei confronti della malavita locale, anche perché la madre vittima assumeva sostanze stupefacenti e coltivava amicizie negli ambienti malavitosi di Matino e Parabita, accompagnandosi, in particolare nell’ultimo anno prima della sua scomparsa e dopo l’allontanamento da casa del convivente, al pregiudicato Donato Mercuri con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. Il 19 febbraio 1997, nel corso dello scavo di una cisterna eseguito in località contrada “Tuli” (meglio conosciuta come “Santa Teresa”), a Parabita, venne rinvenuto uno scheletro con il solo teschio parzialmente integro ed alcuni monili d’oro. Oltre all’apparato scheletrico, al teschio, a poche ciocche di capelli e ad alcuni oggetti d’oro, vennero rinvenute parti di alcuni indumenti femminili: la parte elastica di un reggiseno, due spalline, filamenti di calze collant ed un paio di scarpe del tipo polacchine in camoscio. I successivi accertamenti medico-legali, nonché quelli di odontoiatria forense comparativa, consentirono di affermare che i resti appartenessero proprio a Paola Rizzello, uccisa da un colpo d’arma da fuoco esploso in prossimità dell’articolazione sternale, in un lasso di tempo compreso tra i 5 e i 10 anni prima del ritrovamento (quindi in un tempo compatibile con l’epoca della sua scomparsa, avvenuta il 20 marzo 1991). Il 4 maggio 1999, in località Sant’Eleuterio, sempre a Parabita, su indicazione del collaboratore di giustizia De Matteis venivano rinvenuti anche i resti della piccola Angelica.  Le investigazioni sfociavano nella sentenza emessa il 26 marzo 2001 dalla Corte di Assise di Lecce, che condannava alla pena dell’ergastolo il capo clan Giannelli, sua moglie Anna De Matteis ed il loro uomo di fiducia sul territorio Donato Mercuri, riconosciuti rispettivamente come mandante, istigatrice ed organizzatore del duplice omicidio in questione, il cui movente maturava per una pluralità di concause concorrenti: la Rizzello era stata l’amante di Giannelli ed era a conoscenza delle dinamiche del clan e dei crimini più eclatanti ad esso attribuibili; la moglie di Giannelli, Anna De Matteis, provava un forte rancore verso la Rizzello per la vicenda; nel 1990, la vittima aveva intrapreso la relazione con Mercuri, il quale aveva commesso l’imprudenza di condurre con sé la donna in luoghi utilizzati dal gruppo per occultare armi, stupefacenti ed esplosivo. La Rizzello venne sospettata di aver sottratto quantitativi di droga per uso personale.  Quando ormai il processo si avviava a conclusione Luigi De Matteis, fratello della moglie di Giannelli, si autoaccusava del duplice omicidio, chiamando in correità il cognato Biagio Toma quale esecutore materiale, la sorella e Mercuri come mandanti. A decidere ed incaricare l’omicidio era stato lo stesso boss Giannelli in un colloquio in carcere.

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