
L’ex centrocampista giallorosso in Salento ha giocato due stagioni, centrando altrettante promozioni e realizzando un gol in 61 gare disputate. Nella stagione 1995-1996, il Lecce di Giampiero Ventura poneva le basi per quello che sarebbe stato poi il doppio salto dalla Serie C1 alla Serie A, vincendo un torneo, quello di terza serie, in cui i giallorossi militano attualmente da quattro anni, incontrando tutte le difficoltà del caso per tornare tra i cadetti. Di quel Lecce di ormai vent’anni fa, per cui invece la pronta risalita si materializzò alla prima occasione utile, cardine del centrocampo era Alessandro Cucciari, romano classe 1969 che in Salento ha giocato due stagioni, centrando altrettante promozioni e realizzando un gol in 61 gare disputate. Oggi Cucciari è allenatore, e soltanto domenica scorsa è stato rilevato dal ruolo di tecnico della Lupa Roma, sulla cui panchina ha incontrato la sua ex squadra un anno fa, prima di emigrare nel girone dell’Italia centrale. Dei perché dell’esonero, dei ricordi più belli con la maglia del Lecce nonché delle possibilità di Papini e compagni di centrare la promozione, l’ex calciatore esperto in promozioni (cinque da calciatore più due da allenatore) ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni. Da pochi giorni non è più l’allenatore della Lupa Roma, compagine con la quale si è tolto la soddisfazione di una storica promozione tra i Pro e di un altrettanto prestigiosa salvezza un anno fa. Come mai questa separazione? “Se devo essere sincero, non me l’aspettavo. Certo, le cose non stavano andando bene come lo scorso anno, per una serie di motivi. Innanzitutto la rosa è stata stravolta in estate, poiché abbiamo dato la possibilità ai prezzi pregiati, dopo l’ottimo campionato disputato, di andare a giocare in squadre di categoria superiore, o comunque con obiettivi differenti. Poi abbiamo indubbiamente peccato di presunzione, sottovalutando il girone B e, assieme alla società e complice il budget limitato, allestendo una rosa con elementi di Eccellenza e Serie D. La squadra non era all’altezza, ed infatti ad ottobre mi sono dimesso visti i troppi limiti per centrare il nostro obiettivo, che era la permanenza. A dicembre sono stato richiamato ed ho accettato viste le tante novità di mercato, ed infatti non stavamo andando male, dimostrando buon gioco, ottenendo vittorie rotonde ed importanti e venendo spesso sconfitti in maniera immeritata. Nello spogliatoio, con qualche giocatore, il clima però non era ottimale, ma resto comunque molto stupito dell’esonero. Il presidente mi aveva chiesto di arrivare allo scontro diretto con il Savona con sette punti di vantaggio per stare tranquilli, e noi ci siamo arrivati a +9. Certo, abbiamo perso, ma con sei punti di vantaggio da mantenere a tre turni dal termine, i play-off erano assolutamente alla portata. Invece domenica mi è stato preferito Di Michele, calciatore che avevo tra l’altro voluto io, e la cosa mia ha sorpreso. Ora è un capitolo chiuso, ma ricorderò sempre con affetto i traguardi importanti raggiunti con la Lupa Roma”. A proposito di ricordi, quali sono i più belli che si porta dentro del periodo trascorso a Lecce? “Sono tantissimi e tutti importanti. Per spiegare il mio legame con la città salentina, basterebbe dire che mio figlio è nato lì. Senza nulla togliere ad altre realtà in cui mi sono trovato benissimo, dico che sicuramente i due anni trascorsi in giallorosso sono stati i più belli della mia carriera. Ho vinto anche altrove, con squadre importanti come Verona, Perugia e Sampdoria, ma l’atmosfera che c’era a Lecce era veramente unica. Inoltre facevo parte di una squadra fortissima che ha saputo concretizzare le sue qualità”. Cosa che negli ultimi anni i giallorossi stanno facendo fatica a realizzare. Quale differenze ci sono tra questo Lecce e quello con cui hai vinto il campionato di Serie C1 ’95-’96, e quante possibilità daresti ai ragazzi di Braglia di centrare la promozione? “È normale andare incontro a difficoltà in queste categorie. Quest’anno le cose si stavano mettendo molto bene, ma ora la squadra è in difficoltà. Seguo sempre le gare del Lecce, e posso dire che non gli manca nulla. Nel calcio però non sempre vince il più bravo, ed anche se la piazza meriterebbe la Serie A, bisogna fare i conti con un torneo molto complicato come quello di Lega Pro, da cui è molto difficile venir fuori. A noi andò liscia perché ci riuscimmo alla prima occasione, cosa che eravamo costretti a fare perché, al di là delle parole di circostanza, eravamo stati costruiti per centrare la doppia promozione, tant’è che tra i cadetti la squadra fu appena ritoccata. Di Diverso rispetto a noi vedo che al Lecce attuale manca gente che la butta dentro come la coppia Francioso-Palmieri, che in quella stagione misero da soli a segno oltre trenta reti. Poi è molto anche una questione di episodi, e secondo me il calo della squadra di Braglia deriva soprattutto da quest’ultimo aspetto. Il tecnico toscano rischia di essere messo in discussione a causa delle ultime tre gare, ma quello che ha portato avanti resta un grande campionato. Le possibilità di promozione ci sono tutte e ambiente e squadra devono crederci, perché a Moscardelli e compagni non manca nulla. Il primo posto sarà difficile, certo, ma per i play-off li vedo messi bene, soprattutto se paragonati a squadre del girone B come Pisa e Maceratese. Questo Lecce ce la può fare”. Fonte: Salentosport.net