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Sciopero nazionale dei metalmeccanici: incrociano le braccia i lavoratori salentini

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Leccesette
Per lo sciopero nazionale dei metalmeccanici a Lecce ed in tutto il Salento presidi davanti alle sedi di lavoro.   Quattro ore di sciopero in tutta Italia per ribadire a gran voce l'esigenza di un rinnovo contrattuale. Anche a Lecce, come in tutto lo stivale, i lavoratori metalmeccanici si sono fermati. Un presidio unitario è in corso nella zona industriale “Un’area su cui è necessario porre l’attenzione e investire seriamente”, sottolineano i sindacati. La decisione dello sciopero - il primo unitario dopo circa dieci anni - arriva dopo un lungo percorso di assemblee svolte in tutti i luoghi di lavoro, anche in provincia di Lecce, e di attivi regionali unitari (in Puglia lo scorso 8 aprile a Bari, con la presenza del Segretario generale Maurizio Landini) delle delegate e dei delegati di Fim, Fiom e Uilm per discutere dell'andamento del confronto e preparare la riuscita dello sciopero.  "Lo Sciopero nazionale" spiegano i sindacati "viene proclamato per convincere le imprese a modificare una proposta che esclude il 95% dei metalmeccanici dagli aumenti salariali del Ccnl (contratto collettivo nazionale); contrappone il contratto nazionale alla contrattazione svolta in azienda; aumenta l'orario di lavoro ed esclude dai diritti le nuove forme di lavoro e i lavoratori degli appalti". "Federmeccanica e Assistal" aggiungono "rispondono solo in parte alle nostre richieste per una sanità integrativa a totale carico delle imprese per tutti i lavoratori e i loro familiari; un aumento della contribuzione a carico delle imprese per la previdenza complementare; il diritto alla formazione e allo studio garantito a tutti i metalmeccanici; la possibilità di utilizzare i congedi parentali a ore ed il rafforzamento dei sistemi di partecipazione e informazione". “Confermiamo la nostra disponibilità a proseguire il confronto su tutti i temi”, dichiarano Fim Fiom e Uiilm, “ma ribadiamo che vogliamo realizzare un vero rinnovamento  per  determinare le condizioni per nuovi investimenti, una nuova politica industriale a salvaguardia di occupazione salario e diritti, un nuovo sistema di inquadramento, riaffermare il valore di due livelli di contrattazione nazionale e aziendale/territoriale – e di un nuovo sistema di relazioni sindacali per i lavoratori e per le imprese”.

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