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Trivelle, Wwf contro Galletti: “Grave la sua posizione sul quesito referendario”

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 I volontari attaccano il responsabile dell’Ambiente: “Galletti dimentica i 60mila italiani che vivono di pesca e i 47mila esercizi commerciali costieri”. “È davvero grave che un ministro strizzi l’occhio all’astensione a un referendum popolare; lo è ancora di più il fatto che il ministro dell’Ambiente strizzi l’occhio all’astensione a un referendum popolare a difesa dei mari italiani”. È l’incipit di un comunicato diffuso dal Wwf con cui si attacca la decisione di Gian Luca Galletti, ministro per l’Ambiente, di votare no al quesito referendario del prossimo 17 aprile nel caso in cui decidesse di recarsi alle urne. “Il richiamo ai posti di lavoro è contestabile perché punta a fare presa sulla vita di chi vive momenti di grande difficoltà perché opera nel settore degli idrocarburi che è già in crisi da tempo: se il ministro ha veramente a cuore le sorti di queste persone pensi ad avviare processi di riconversione di certi settori produttivi”, continua la nota. "Del resto nessun posto di lavoro viene messo in crisi dal referendum, perché la vittoria del sì farà semplicemente rivivere una norma che era vigente fino a pochi mesi fa e sulla quale le compagnie petrolifere avrebbero già dovuto fare i propri conti nel momento in cui hanno chiesto ed ottenuto la concessione estrattiva - prosegue la nota - Inoltre non sarebbe male se il ministro dell’Ambiente Galletti, quando parla di posti di lavoro a rischio, facesse un pensierino anche ai 60mila italiani che lavorano nel settore della pesca o ai 47mila esercizi commerciali costieri che sono messi in pericolo dal rischio dalle piattaforme che si vogliono disseminare nei mari italiani”.  "Il petrolio nei mari italiani è presente in quantità talmente ridotte che, anche se si riuscisse a estrarlo tutto, coprirebbe il fabbisogno energetico nazionale solo per 7 settimane. E le piattaforme a mare che sono nella fascia di interdizione delle 12 miglia dalla costa, che sarebbero interessate dal referendum, producono solo l’1,9% del fabbisogno nazionale di gas. Le aziende che hanno le concessioni per le estrazione, inoltre, sono in larga parte multinazionali con sedi all’estero che impiegano pochissimo personale in un settore che da anni attraversa una profonda crisi occupazionale. A queste multinazionali interessano solo i profitti e non di certo l’Italia e il suo mare. Già oggi il 40% dei consumi elettrici del nostro Paese vengono dalle rinnovabili”, spiega la nota e conclude: “Noi del Wwf abbiamo dimostrato che entro il 2050 saremo capaci di produrre tutta l’energia che ci serve con le energie rinnovabili, abbassando la febbre del Pianeta e vincendo così la battaglia contro i cambiamenti climatici”.   

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