
Salento a colori svela uno dei tesori del Salento: il giardino dei fossili di Vitigliano. "C’è un angolo di Salento, posto sulla costa orientale, che più di ogni altro ha custodito nei suoi fossili le tracce di un passato talmente lontano da considerarsi un altro mondo. Un Salento d’acqua, un territorio sommerso, dove la vita era nel mare, perché questa terra era nel mare, rigogliosa di forme evolutive animali e vegetali di cui oggi restano splendide sculture nella pietra attraverso i loro calchi”. Inizia così il reportage che il sito Salento a colori, curato da Alessandro Romano, dedica ad un tesoro nascosto del Salento: il giardino dei fossili di Vitigliano. In agro di Santa Cesarea, in un piccolo borgo, si trova difatti uno scrigno di storia dove la terra ha serbato, protetti dal tempo, migliaia di fossili, ora conservati in un museo. “Insieme all’amico Alberto Signore (Associazione Amici dei Menhir)” scrive Alessandro Romano “ho fatto questo piccolo viaggio, partendo dalla serra di Poggiardo, nel cui punto più alto ci si imbatte proprio in una “scogliera” di questo mare preistorico che era una volta il Salento. Lungo tutta questa incredibile parete, come attraverso una macchina del tempo, si può osservare il paesaggio della vita di milioni di anni fa in una istantanea veramente particolare! L’aria serena e silenziosa del bosco di olivi circostante contribuisce a rendere ancora più fascinosa questa parte solitaria della serra. Entrando a Vitigliano” continua “un paesino ricco di tanti spunti culturali, non si può evitare una visita al Museo dei Fossili. Qui è confluita la raccolta di Pippi Ciullo, che prima di morire lasciò in dono queste preziose testimonianze. Alberto Signore, di cui lui era caro amico, me lo racconta come un uomo splendido, semplice e di grande entusiasmo. Un entusiasmo genuino, che per via del suo lavoro con le cave, lo portava spesso a contatto con i fossili in esse nascosti. Tutte le pietre di scarto delle costruzioni, lui le raccoglieva, e le custodiva con amore. Da qualcuno veniva quasi deriso, come lo 'scemo del paese', per via di questa sua passione, ma la cosa non lo scoraggiò mai; ed oggi tutti lo ricordano con grande affetto”. Nel piccolo museo una targa a suo nome ricorda la passione e l'impegno di Pippi Ciullo, serbando attraverso i preziosi reperti il suo entusiasmo. Tra i tanti pezzi in esposizione, anche una ricca collezione di denti di squalo, un tempo facili da rintracciare sulle alte scogliere, in origine sommerse dal mare. “La raccolta, a Vitigliano continua” racconta ancora Alessandro Romano “e spesso l’amico Alberto viene chiamato per dare una mano nella catalogazione, nella pulitura. Da questo giardino virtuale dei fossili, Alberto mi accompagna in quello che era il giardino di Pippi Ciullo, la sua terra, dove lui portava le sue pietre, quelle dalle forme più strane, che poi si divertiva a utilizzare come materiale di costruzione. L’amore di Pippi per le pietre si estendeva infatti anche a quelle apparentemente senza forma di vita, bastava che avessero una forma bizzarra, che avrebbe scoraggiato il più spericolato costruttore, e lui la raccoglieva, dava nuova vita! Pippi alzava menhir, come gli uomini della preistoria. È qui che Alberto, con un po' di nostalgia, mi racconta che assieme all’amico Pippi si sedevano, fino a sera a conversare, 'nel posto più bello del mondo', raccontandosi del loro mondo segreto”. In gallery tutte le foto