
Ennesimo appello del comitato per la tutela del complesso architettonico: in una nota, prosegue la battaglia contro il bando per la concessione a privati della struttura. “Associazioni e Comune di Tricase dovevano essere consultati”. “La Provincia di Lecce faccia un passo indietro sul bando di gara per l’affidamento in concessione di Palazzo Comi a Lucugnano”: è questa nella sostanza la richiesta, contenuta in una nota pubblica, espressa dal comitato per la tutela del complesso architettonico. Nel testo viene sottolineato come, prima della stesura e pubblicazione del bando, non ci sia stata alcuna consultazione col Comune di Tricase in “quanto organo politico di rappresentanza dell’intera comunità” né siano state formalmente o informalmente interpellate le associazioni culturali del territorio. Il comitato contesta poi alcuni passaggi del bando dove la “gestione museale” del bene viene annoverata quale possibile attività aggiuntiva e a mero titolo esemplificativo, sollevando pertanto il concessionario dall’obbligo giuridico di adempiere alle funzioni di conservazione e preservazione del Fondo Comi e della Casa-museo. “In nessun punto, articolo, parentesi del suddetto bando – si precisa -, la Provincia di Lecce, che annovera tra le sue funzioni la tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali facenti parte del proprio patrimonio artistico e ambientale, ha ritenuto opportuno vincolare l’operato del concessionario in modo da garantire un’effettiva tutela e valorizzazione del patrimonio relativo al complesso Comi”. “In particolare – proseguono - , eccetto la richiesta di un progetto di valorizzazione funzionale per interventi di recupero e ristrutturazione/restauro da effettuare sugli immobili in uso non vi è né un esplicito riferimento al Museo né tantomeno alle qualifiche del personale addetto agli spazi (si pensi, ad esempio, alla digitalizzazione e all’archiviazione del patrimonio librario)”. Il comitato è fermamente convinto che nessuno abbia dimenticato il gesto altamente meritorio compiuto nel lontano 1960, quando la Provincia intervenne assumendo in proprio la gestione di Palazzo Comi, sottraendolo a un destino fallimentare, per rilanciarlo come Centro di cultura e di incontro, quale era stato negli anni migliori del poeta. In questo modo il poeta stesso recuperò il suo ruolo di tutore e garante del pregevole patrimonio letterario che aveva creato, consegnandolo intatto alle generazioni future.