
Il senzatetto di origine belga morto ieri a Lecce non era in carico ai Servizi Sociali e non si serviva degli aiuti della Caritas. Dino, il clochard di 49 anni morto ieri di stenti nella stazione ferroviaria di Lecce, aveva rifiutato l'aiuto dei Servizi Sociali del Comune e anche quello della Caritas. Lo comunica l'assessore Nunzia Brandi. “Quanto accaduto ieri rappresenta una sconfitta per tutti noi. Per questo posso assicurare sin d'ora tutto il mio impegno affinché queste vicende non debbano ripetersi mai più” afferma “come Amministrazione, purtroppo, non eravamo a conoscenza della situazione di quest'uomo per il semplice fatto che Dino non è mai stato in carico ai Servizi Sociali che come è noto monitorano ogni giorno decine e decine di persone senzatetto e senza fissa dimora. Dino non ha mai richiesto un alloggio popolare per trovare una confortevole dimora e il suo nome non faceva parte nemmeno dell'elenco, fornitoci dalla Polizia Ferroviaria, di uomini e donne che abitualmente dormono all'interno della stazione. Dino ha sempre rifiutato l'accoglienza notturna offertagli dalla Caritas diocesana, così come ci ha riferito il direttore della struttura. Siamo sempre pronti ad accogliere e a dare un aiuto alle persone che si trovano in difficoltà che vivono nella nostra città ma in questo caso non avremmo potuto far nulla per una libera scelta di Dino”. A chi è tornato a chiedere a che punto è la sistemazione di Masseria Ghermi, l'assessore ai Servizi Sociali di Palazzo Carafa risponde che “il "Centro di accoglienza per persone senza fissa dimora: progetto Koinè" ubicato in via Adriatica aprirà entro la fine di questo mese”. L'immobile fa parte dei beni confiscati alla mafia trasferiti dall'Agenzia del Demanio al patrimonio indisponibile del Comune di Lecce ed è destinato ad accogliere non solo persone senza dimora ma anche ex-detenuti avviati a un percorso di inserimento sociale.