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L'appello di Serravezza ad Emiliano: “Asl in condizione critica. Si ascoltino gli operatori”

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Il presidente della Lilt, l’oncologo Giuseppe Serravezza, chiede un confronto con i vertici sanitari pugliesi e con le istituzioni. Da oltre sei mesi il presidente della Lilt, l’oncologo Giuseppe Serravezza, nonostante mail, lettere e attese nei corridoi, non riesce a comunicare con la direzione generale. Così decide di rivolgersi al presidente della regione Emiliano e ai media per “contribuire all'attuale dibattito nonché alle importanti decisioni del riordino sanitario”. E parte dall’orientamento di accorpare le funzioni di alcuni reparti, che trova «quanto mai appropriato» perché, sostiene, “con le strutture dedicate di eccellenza si supera la frammentazione di tanti centri, piccoli e di minore profilo; oltre all’abbattimento degli sprechi”. Serravezza cita l’esperienza dell’Oncologia nell’area sud, funzionalmente articolata negli ospedali di Casarano e Gallipoli e negli ambulatori di Nardò, Scorrano e Gagliano: “A distanza di quasi dieci anni – fa notare Serravezza – il risultato è positivo sotto più aspetti: minore carico di lavoro nei 2 day hospital (Casarano e Gallipoli), la comodità logistica per l'utenza, la condivisione in team dei casi clinici, la direzione unica con risparmio per l'azienda, la customer satisfaction che vede assicurate le prestazioni composite del percorso di cura (diagnosi, trattamento, ricovero, follow up e continuità di assistenza oncologica domiciliare)”. “Il modello, mutuato da consolidate pratiche italiane ed estere – spiega l’oncologo  - ha visto anche la favorevole attenzione dell’allora commissario Paola Ciannamea, che incaricò un gruppo di medici  di riorganizzare il settore oncologico dell'intera azienda. Tale gruppo tecnico disegnò la Rete Oncologica Leccese (Rol), di fatto mai partita compiutamente per i successivi cambi di orientamento dei vari direttori nel frattempo succedutisi”. Serravezza si dice fortemente convinto che l’individuazione delle buone pratiche e le analisi riguardanti il riordino ospedaliero devono venire dall’interno dell’azienda, “perché ispirate dalle esperienze dirette sul campo, dalle evidenze scientifiche maturate in loco e perciò più validate di altri orientamenti e di modelli rispondenti a razionali estranei e lontani”. “Non riuscire ad essere ascoltati - ritiene l’oncologo, sconcerta e sconforta. Invece, proprio la voce di chi da anni opera e conosce storia, evoluzione e bisogni reali dell’utenza, dovrebbe trovare ascolto e costituire la forza del cambiamento, verso innovazione, sicurezza e oculatezza di gestione delle risorse”. Fonte: Salute Salento    

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