Domenica notte anche Michele e Salvatore hanno partecipato alle operazioni di soccorso dei naufraghi del tragico sbarco sul Canale d'Otranto. Una storia di piccola straordinaria solidarietà arriva da Novaglie, marina di Corsano, teatro due giorni fa di un tragico sbarco di migranti somali. Gli scafisti senza scrupoli hanno gettato il loro carico umano tra le onde del Canale d' Otranto: in tutto 42 persone hanno sfidato il mare per raggiungere le coste del Salento e una di loro, Nasra, è morta prima di afferrare il suo sogno. Altri sono stati più fortunati e in questo ha giocato un ruolo insostituibile l'impegno profuso sin dalle prime ore dagli uomini che hanno preso parte alla macchina dei soccorsi: Guardia Costiera, Guardia di Finanza, carabinieri, Croce Rossa, 118 e anche gente comune, semplici cittadini che davanti all'emergenza non si tirano indietro. Tra questi ci sono anche Michele e Salvatore, due pescatori di Novaglie che nella notte di domenica hanno partecipato alle ricerche dei dispersi in mare portando in salvo una giovane somala. Il video testimonia proprio le fasi del recupero della donna, rimasta per ore aggrappata ad uno scoglio tra Novaglie e il Ciolo. Nel buio assoluto, sola, ha trovato in Michele e Salvatore la sua ancora di salvezza: una barchetta, voci amiche e un salvagente che l'ha strappata ad un destino crudele. “Era l'1.30 di notte e stavo dormendo quando è arrivata la chiamata: serviva aiuto per cercare i dispersi – ci racconta Michele, 27 anni e una vita per mare: figlio di pescatore, si guadagna da vivere con la piccola pesca e, d'estate guidando escursioni sulla bellissima costa adriatica della marina di Corsano. “Il litorale in quel tratto è pieno di piccole insenature con acqua bassa e scogli affioranti e per i mezzi di Guardia Costiera e Finanza è impossibile avvicinarsi” spiega Michele. Per questo qualcuno, nelle fasi concitate subito dopo lo sbarco ha pensato di chiamare proprio lui: un pescatore con una piccola barca che conosce bene la costa e le sue insidie. “Dopo tre quarti d'ora di navigazione abbiamo avvistato la donna e l'abbiamo raggiunta. Era spaventata e aveva ferite ai piedi e alla testa”. Sulla barca insieme a Michele e a suo padre Salvatore anche alcuni uomini della Guardia di Finanza. “Una volta a bordo l'abbiamo coperta, abbiamo provato a parlarle in inglese ma non capiva o era troppo shoccata per risponderci ed è rimasta in silenzio”. Non è la prima volta che Michele si trova davanti agli occhi la tragedia degli sbarchi di migranti: “Molte volte quando all'alba raggiungo Novaglie per andare a pesca li vedo” racconta “camminano a piedi scalzi e zuppi, al freddo”. Anche Salvatore, negli anni '90 ha assistito a scene crudeli e sempre uguali: in quegli anni erano i migranti albanesi ad avventurarsi sul Canale d'Otranto a bordo di carrette del mare per raggiungere l'Italia. Un esempio di ordinaria e semplice umanità che ci ricorda che il Salento è una frontiera e che c'è sempre qualcuno disposto a tendere una mano.
Domenica notte anche Michele e Salvatore hanno partecipato alle operazioni di soccorso dei naufraghi del tragico sbarco sul Canale d'Otranto. Una storia di piccola straordinaria solidarietà arriva da Novaglie, marina di Corsano, teatro due giorni fa di un tragico sbarco di migranti somali. Gli scafisti senza scrupoli hanno gettato il loro carico umano tra le onde del Canale d' Otranto: in tutto 42 persone hanno sfidato il mare per raggiungere le coste del Salento e una di loro, Nasra, è morta prima di afferrare il suo sogno. Altri sono stati più fortunati e in questo ha giocato un ruolo insostituibile l'impegno profuso sin dalle prime ore dagli uomini che hanno preso parte alla macchina dei soccorsi: Guardia Costiera, Guardia di Finanza, carabinieri, Croce Rossa, 118 e anche gente comune, semplici cittadini che davanti all'emergenza non si tirano indietro. Tra questi ci sono anche Michele e Salvatore, due pescatori di Novaglie che nella notte di domenica hanno partecipato alle ricerche dei dispersi in mare portando in salvo una giovane somala. Il video testimonia proprio le fasi del recupero della donna, rimasta per ore aggrappata ad uno scoglio tra Novaglie e il Ciolo. Nel buio assoluto, sola, ha trovato in Michele e Salvatore la sua ancora di salvezza: una barchetta, voci amiche e un salvagente che l'ha strappata ad un destino crudele. “Era l'1.30 di notte e stavo dormendo quando è arrivata la chiamata: serviva aiuto per cercare i dispersi – ci racconta Michele, 27 anni e una vita per mare: figlio di pescatore, si guadagna da vivere con la piccola pesca e, d'estate guidando escursioni sulla bellissima costa adriatica della marina di Corsano. “Il litorale in quel tratto è pieno di piccole insenature con acqua bassa e scogli affioranti e per i mezzi di Guardia Costiera e Finanza è impossibile avvicinarsi” spiega Michele. Per questo qualcuno, nelle fasi concitate subito dopo lo sbarco ha pensato di chiamare proprio lui: un pescatore con una piccola barca che conosce bene la costa e le sue insidie. “Dopo tre quarti d'ora di navigazione abbiamo avvistato la donna e l'abbiamo raggiunta. Era spaventata e aveva ferite ai piedi e alla testa”. Sulla barca insieme a Michele e a suo padre Salvatore anche alcuni uomini della Guardia di Finanza. “Una volta a bordo l'abbiamo coperta, abbiamo provato a parlarle in inglese ma non capiva o era troppo shoccata per risponderci ed è rimasta in silenzio”. Non è la prima volta che Michele si trova davanti agli occhi la tragedia degli sbarchi di migranti: “Molte volte quando all'alba raggiungo Novaglie per andare a pesca li vedo” racconta “camminano a piedi scalzi e zuppi, al freddo”. Anche Salvatore, negli anni '90 ha assistito a scene crudeli e sempre uguali: in quegli anni erano i migranti albanesi ad avventurarsi sul Canale d'Otranto a bordo di carrette del mare per raggiungere l'Italia. Un esempio di ordinaria e semplice umanità che ci ricorda che il Salento è una frontiera e che c'è sempre qualcuno disposto a tendere una mano.