
L'editoriale pubblicato oggi sul Corriere della Sera dal titolo "Un Paese che odia la scienza" si schiera contro le decisioni della Procura di Lecce. Parla di “accuse incredibili” e di “logica acrobatica” Paolo Mieli nell'editoriale sull'inchiesta Xyella pubblicato oggi sul Corriere della Sera con il titolo “Un Paese che odia la scienza”. Il giornalista ripercorre, punto per punto, le ricostruzioni e le ipotesi della Procura di Lecce che ha disposto il sequestro degli ulivi destinati al taglio iscrivendo nel registro degli indagati funzionari pubblici e scienziati. Soprattutto questi secondo Mieli – che riprende un'opinione già più volte espressa su altre testate, anche straniere come Nature – sono ingiustamente additati come “untori”: “Europa, Guardia forestale, Georgofili, ex ministri avrebbero dunque congiurato per distruggere gli ulivi salentini allo scopo di impiantare in quel di Gallipoli nuove coltivazioni. E gli scienziati dell’Università di Bari, del Cnr e dell’Istituto agronomico alimentare (Iam) avrebbero aderito (dietro compenso?) al complotto”. La conclusione è amara ma non lascia spiragli, né dubbi : “A questo punto non è lecito nutrire dubbi: vincerà la Xylella e gli italiani si troveranno a dover pagare una multa all’Europa. Poi, come sempre accade, tra un decennio verrà il tempo delle pubbliche scuse ai ricercatori che hanno fatto il loro dovere e per questo hanno avuto dei guai. Così vanno le cose nel nostro Paese”.