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Lavoratori come funamboli nelle cave di Marco Vito: ecco la foto d'epoca

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Leccesette
Ecco le cave di Marco Vito nel libro di Michele Mainardi una foto d'epoca che testimonia le condizioni di lavoro nelle cave intorno agli anni '40. Normal 0 14 false false false IT JA X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-language:JA;} "Sotto un sole spietato, nel cavo di biancheggianti cantieri di coltivazione, i cavamonti hanno - con la forza che viene dal bisogno – tagliato la pietra docile che ha fatto bella Lecce nel corso dei secoli". Un lavoro duro, pericoloso, che veniva quotidianamente svolto nelle cave per l'estrazione della preziosa pietra leccese.  Nel libro "Lecce che cambia, il volto della città agli inizi del miracolo economico", di Michele Mainardi, una testimonianza preziosa delle condizioni di lavoro dei cosiddetti "cavamonti". Come funamboli, i lavoratori delle cave si arrampicavano su per ripide scale, trasportando i blocchi di pietra. "Il seicento barocco magniloquente si nutrì delle polpa delle 'cave delle fate' (di masseria Tagliatelle), tirata su incessantemente dagli acrobati della fatica che con le gentili, favolose creature libranti avevano in comune la straordinaria capacità di sostare sul precipizio: per portare a compimento la giornata guadagnata". La foto è di Giuseppe Palumbo e risale agli anni '40 o '50 Per gentile concessione di Rita Miglietta dal libro "Lecce che cambia, il volto della città agli inizi del miracolo economico" di Michele Mainardi.

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