Quattro uomini di Squinzano e Torchiarolo sono accusati di aver teso un agguato di fuoco il 14 maggio 2014. Quattro persone, tra cui due bambini e una donna incinta, inseguite nella notte, colpi di pistola e una tragedia sfiorata: tutto per una rappresaglia scattata dopo una rissa per uno “sgarro”. A distanza di un anno e mezzo gli investigatori dei carabinieri sono riusciti a ricostruire gli esatti contorni del misterioso ferimento di una donna avvenuto il 14 maggio 2014 e ad arrestare i quattro responsabili del tentato omicidio. Quel giorno, alle 2 di notte, si presentarono quattro persone all'ospedale “Perrino” di Brindisi: un uomo, Antonio Rizzello, due bambini di 3 e 5 anni e una donna albanese, Elvira Baisusi, incinta al quinto mese con una ferita da arma da fuoco al petto. Il racconto fornito dalla vittima e dal compagno non hanno convinto i sanitari e le forze dell'ordine neanche per un attimo: i due hanno riferito di essere stati affiancati sulla Torchiarolo-Squinzano da un auto che, inspiegabilmente, ha aperto il fuoco per poi fuggire nel buio. Ai carabinieri della Compagnia di Brindisi la circostanza è apparsa subito sospetta, per questo hanno informato i colleghi della Compagnia di Campi e il Comando Provinciale di Lecce che hanno immediatamente avviato le indagini. Elementi importanti per ricostruire i fatti sono arrivati dalle intercettazioni ambientali nella stanza di ospedale dove la donna era stata nel frattempo ricoverata e dal cellulare del suo compagno che, al momento della consegna ai militari si è lasciato scappare un eloquente “Ora passerò per infame”. Dal dialogo tra la coppia e nei messaggi del telefono è emerso che la sera del ricovero era accaduto qualcosa di ben diverso che avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi. Nel pomeriggio del 13 maggio Rizzello era stato “convocato” da Alessio Fortunato, 32enne di Squinzano – che considerava un suo amico – in un bar del paese. L'incontro tra “amici” si era ben presto rivelato qualcos'altro: sette persone attendevano Rizzello con lo scopo di dargli una “lezione” per aver rubato in casa di una persona vicina a Paolo Guadadiello. Quest'ultimo, 38enne di Squinzano, insieme a Fortunato, Massimiliano Lasalvia e Danilo Ragione, entrambi 37enni di Torchiarolo e ad altre tre persone, hanno pestato Rizzello all'esterno del bar fino a quando non è sopraggiunta la compagna a bordo di una Opel Zafira insieme ai bambini. La donna, dopo qualche minuto ha deciso di passare all'azione e ha investito uno degli aggressori. Poi ha dato una pistola giocattolo a Rizzello che inizia a minacciare il gruppo puntando la finta arma alla tempia di uno di loro fino a quando il gruppo non si disperde. La banda fa presto a riorganizzarsi: dopo qualche minuto da Squinzano partono due auto con a bordo Fortunato, Guadadiello, Lasalvia e Ragione per dare la caccia a Rizzello e famiglia. L'uomo, nel frattempo si stava allontanando in direzione del mare con l'obiettivo di nascondersi per evitare ulteriori rappresaglie. Non è bastato, però, a sfuggire agli inseguitori che lo hanno inseguito e fermato arrivando a sparare almeno quattro colpi in direzione dell'auto. Uno di questi ha raggiunto la spalla della donna che aveva in braccio la figlia di 3 anni addormentata, un altro ha sfiorato l'altro bambino steso sul sedile posteriore e un altro ancora è passato a pochi millimetri da una tanica di benzina che si trovava nel portabagagli. Il fatto che nessuno degli occupanti dell'auto sia rimasto ucciso è quasi un miracolo. Qualche mese prima non era stato altrettanto fortunato il piccolo Cocò, freddato il 16 gennaio a Cassano allo Jonio mentre era in auto con il nonno. Oggi i responsabili di quell'agguato sono finiti in manette: Guadadiello, ritenuto esecutore materiale delle pistolettate, è finito in carcere insieme a Fortunato mentre Lasalvia e Ragione sono stati confinati agli arresti domiciliari. Gli arresti sono stati eseguiti in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Cinzia Vergine in relazione all'indagine condotta dal procuratore aggiunto Antonio De Donno e dal pm Maria Vallefuoco.
Quattro uomini di Squinzano e Torchiarolo sono accusati di aver teso un agguato di fuoco il 14 maggio 2014. Quattro persone, tra cui due bambini e una donna incinta, inseguite nella notte, colpi di pistola e una tragedia sfiorata: tutto per una rappresaglia scattata dopo una rissa per uno “sgarro”. A distanza di un anno e mezzo gli investigatori dei carabinieri sono riusciti a ricostruire gli esatti contorni del misterioso ferimento di una donna avvenuto il 14 maggio 2014 e ad arrestare i quattro responsabili del tentato omicidio. Quel giorno, alle 2 di notte, si presentarono quattro persone all'ospedale “Perrino” di Brindisi: un uomo, Antonio Rizzello, due bambini di 3 e 5 anni e una donna albanese, Elvira Baisusi, incinta al quinto mese con una ferita da arma da fuoco al petto. Il racconto fornito dalla vittima e dal compagno non hanno convinto i sanitari e le forze dell'ordine neanche per un attimo: i due hanno riferito di essere stati affiancati sulla Torchiarolo-Squinzano da un auto che, inspiegabilmente, ha aperto il fuoco per poi fuggire nel buio. Ai carabinieri della Compagnia di Brindisi la circostanza è apparsa subito sospetta, per questo hanno informato i colleghi della Compagnia di Campi e il Comando Provinciale di Lecce che hanno immediatamente avviato le indagini. Elementi importanti per ricostruire i fatti sono arrivati dalle intercettazioni ambientali nella stanza di ospedale dove la donna era stata nel frattempo ricoverata e dal cellulare del suo compagno che, al momento della consegna ai militari si è lasciato scappare un eloquente “Ora passerò per infame”. Dal dialogo tra la coppia e nei messaggi del telefono è emerso che la sera del ricovero era accaduto qualcosa di ben diverso che avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi. Nel pomeriggio del 13 maggio Rizzello era stato “convocato” da Alessio Fortunato, 32enne di Squinzano – che considerava un suo amico – in un bar del paese. L'incontro tra “amici” si era ben presto rivelato qualcos'altro: sette persone attendevano Rizzello con lo scopo di dargli una “lezione” per aver rubato in casa di una persona vicina a Paolo Guadadiello. Quest'ultimo, 38enne di Squinzano, insieme a Fortunato, Massimiliano Lasalvia e Danilo Ragione, entrambi 37enni di Torchiarolo e ad altre tre persone, hanno pestato Rizzello all'esterno del bar fino a quando non è sopraggiunta la compagna a bordo di una Opel Zafira insieme ai bambini. La donna, dopo qualche minuto ha deciso di passare all'azione e ha investito uno degli aggressori. Poi ha dato una pistola giocattolo a Rizzello che inizia a minacciare il gruppo puntando la finta arma alla tempia di uno di loro fino a quando il gruppo non si disperde. La banda fa presto a riorganizzarsi: dopo qualche minuto da Squinzano partono due auto con a bordo Fortunato, Guadadiello, Lasalvia e Ragione per dare la caccia a Rizzello e famiglia. L'uomo, nel frattempo si stava allontanando in direzione del mare con l'obiettivo di nascondersi per evitare ulteriori rappresaglie. Non è bastato, però, a sfuggire agli inseguitori che lo hanno inseguito e fermato arrivando a sparare almeno quattro colpi in direzione dell'auto. Uno di questi ha raggiunto la spalla della donna che aveva in braccio la figlia di 3 anni addormentata, un altro ha sfiorato l'altro bambino steso sul sedile posteriore e un altro ancora è passato a pochi millimetri da una tanica di benzina che si trovava nel portabagagli. Il fatto che nessuno degli occupanti dell'auto sia rimasto ucciso è quasi un miracolo. Qualche mese prima non era stato altrettanto fortunato il piccolo Cocò, freddato il 16 gennaio a Cassano allo Jonio mentre era in auto con il nonno. Oggi i responsabili di quell'agguato sono finiti in manette: Guadadiello, ritenuto esecutore materiale delle pistolettate, è finito in carcere insieme a Fortunato mentre Lasalvia e Ragione sono stati confinati agli arresti domiciliari. Gli arresti sono stati eseguiti in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Cinzia Vergine in relazione all'indagine condotta dal procuratore aggiunto Antonio De Donno e dal pm Maria Vallefuoco.