
Il commissario per l'emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, si è dimesso dall'incarico. La lettera con la quale rassegna le dimissioni è stata firmata in mattinata e trasmessa a Roma. La decisione era nell'aria da alcune ore, dopo, soprattutto, un incontro che si sarebbe svolto a Roma con il governo centrale. "Ce l'ho messa tutta - ha spiegato Silletti - ho tentato con ogni possibilità di risolvere il problema. Ma le vicende del Tar, poi quelle della Procura di Lecce, hanno bloccato l'essenza del piano. Questo non mi consente di andare avanti. Non c'è più la necessità che io resti al mio posto". Il suo mandato sarebbe scaduto improrogabilmente il 5 febbraio ma le indagini della Procura di Lecce, nell'ambito delle quali risulta indagato, lo hanno spinto ad anticipare la decisione. Sospeso anche il piano che prevedeva ulteriori abbattimenti. "Ringrazio il commissario di Protezione civile e comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, Giuseppe Silletti, per l'intenso lavoro profuso sino a qui in qualità di commissario di protezione civile per l'emergenza Xylella''. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, in una nota. ''La sua nomina, avvenuta d'intesa con l'istituzione regionale a seguito della richiesta di attivazione dello stato d'emergenza da parte della Puglia, ha contribuito - continua il ministro Martina - nei mesi scorsi a sviluppare le difficili azioni di contrasto al fitopatogeno, secondo le normative europee, con l'obiettivo di salvaguardare l'olivicoltura e il paesaggio pugliese. Sarà ora necessario che ciascun livello di governo, sulle base delle proprie competenze, operi per contenere la diffusione del patogeno - conclude Martina - evitando all'Italia di subire condanne dall'Unione europea e pesanti conseguenze per l'economia agricola". Intanto la Protezione Civile ha chiesto alla Regione Puglia "l'intesa per revocare lo stato di emergenza dichiarato per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa e rientrare in gestione ordinaria, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del prossimo inizio febbraio". "Questo passaggio, previsto dall'art. 5, comma 1, della legge 225/1992, si è reso necessario - spiega una nota - dopo aver verificato il fatto che sono venuti meno i presupposti su cui, prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate la deliberazione dello stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri".