
Secondo la Procura di Lecce il dibattito "chiuso" non ha sciolto i nodi scientifici sul nesso causale tra disseccamento e Xylella e ha portato ad una soluzione drastica e inadeguata che danneggia il territorio. Una decisione troppo dura e soprattutto inadeguata ad affrontare il problema: per la Procura di Lecce i dubbi scientifici su Xylella sono tanti e tali da non giustificare il piano di eradicazione degli ulivi e tutte le sue conseguenze, dal danno ambientale a quello di immagine. Da qui la decisione di fermare tutto e iscrivere nel registro degli indagati dieci persone, responsabili a vario titolo di un approccio sbagliato al problema che ha fatto cadere nell’errore anche l’Unione Europea. L’inchiesta, condotta dal Procuratore Capo Cataldo Motta e dai due magistrati Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, è partita due anni fa da alcuni esposti presentati da cittadini e associazioni ambientaliste ma, al momento, procede su un binario diverso: gli indagati non avrebbero agito con dolo per chissà quali interessi “occulti”, piuttosto sarebbero responsabili di reati colposi. Sta di fatto che i consulenti scientifici che hanno lavorato al fianco della Procura hanno messo in luce i dubbi avanzati da tempo proprio dal fronte dei contrari al Piano Silletti. Il primo nodo è la diffusione:il fenomeno del co.di.ro (disseccamento rapido dell’ulivo) non è localizzato ma “a macchia di leopardo” e ciò contrasta con l’idea di uno sviluppo recente, gli stessi ulivi a volte appaiono sani nonostante siano risultati positivi a Xylella e, al contrario, sono malati anche in assenza del batterio. Le analisi sulle piante malate hanno rilevato altre concause del disseccamento tra cui il “rodilegno giallo”, la scarsa cura delle piante e funghi. “La consulenza ha messo in serio dubbio l'attendibilità degli studi che hanno determinato le scelte dell'Europa” ha commentato Motta “analisi più approfondite e un dibattito scientifico aperto avrebbero potuto portare conoscenze migliori e soluzioni diverse. Si è giunti ai provvedimenti di estirpazione benché non fossero idonei per contenere il batterio e impedire l'essiccamento”. Non solo: secondo i rilievi della Procura, la soluzione drastica imposta agli agricoltori salentini appare ancora più insensata se si considera che la misura della quarantena non è applicabile in presenza di un batterio che esiste da tempo. “L'Europa non ha detto di abbattere subito ma ha imposto il contenimento” ha aggiunto Mignone “finora il taglio non ha contenuto il batterio e ha danneggiato il territorio e la sua immagine”. In più, quando furono introdotti i campioni di Xylella e piante malate per i convegni presso lo Iamb furono violate proprio le normative europee perché risultavano mancanti i cosiddetti “passaporti verdi”. Le indagini del Procura di Lecce continuano e non è escluso che vengano coinvolti altri soggetti. “Verificheremo le responsabilità a tutti i livelli” hanno concluso i due magistrati “oggi ci auguriamo un percorso scientifico nuovo e più plurale”.