
Venerdì 18 dicembre, ore 21.30, il collettivo d'artisti “Derive” al circolo Zei di Lecce con una mostra performance per voce, live painting, insegni-visioni, suoni. Una mostra d'arte dai molti linguaggi per Pier Paolo Pasolini. Il neonato collettivo d'artisti Derive - Simone Franco, Angelo Urso, Andrea Buttazzo, Giuseppe Apollonio, Oronzo De Stradis, Massimo Pasca, Gabriele Buscicchio – presentano “CORPUS tra Terra e Cielo”, nell'ambito dell'Anno Pasoliniano dell'Università del Salento. Una mostra performance per voce, live painting, insegni-visioni, suoni in prpgramma per domani, venerdì 18 dicembre, da Zei, a Lecce. L’iniziativa, la prima di una serie di appuntamenti che in futuro animeranno luoghi significativi ma ormai in abbandono della città, rimette al centro l’arte pasoliniana in tutte le sue declinazioni. Il progetto “Corpus tra terra e cielo”, ideato dal collettivo artistico Derive, è una ricerca sull'attualità dell'opera poetica e cinematografica di Pasolini, un progetto multidisciplinare di allestimento e valorizzazione di luoghi del patrimonio archeologico industriale e culturale in Puglia, una mostra-performace che nasce dall'interpolazione di linguaggi, sovrapposizione di quesiti e ricerche artistiche, un corpus di materiali originali dedicato a uno dei più grandi poeti ed intellettuali che l'Italia abbia avuto dal dopo guerra. L’appuntamento di venerdì è dedicato a “La Rabbia”, saggio polemico e ideologico di Pier Paolo Pasolini. Voce ed azioni Simone Franco; suoni e contrabbasso Angelo Urso; istallazioni e sculture Andrea Buttazzo; opere pittoriche Giuseppe Apollonio, Oronzo De Stradis; live painting Massimo Pasca; videoVisioni Be Project. Produzione Collettivo Derive "Il film La rabbia è un saggio polemico e ideologico sugli avvenimenti degli ultimi dieci anni. I documenti sono presi da cinegiornali e da cortometraggi e montati in modo da seguire una linea, cronologico-ideale, il cui significato è un atto di indignazione contro l'irrealtà del mondo borghese e la sua conseguente irresponsabilità storica. Per documentare la presenza di un mondo che, al contrario del mondo borghese, possiede profondamente la realtà. La realtà, ossia un vero amore per la tradizione che solo la rivoluzione può dare". Pier Paolo Pasolini La storia ha inizio alla fine degli anni cinquanta con la morte di Bertolt Brecht e la pubblicazione del suo celebre testo "L'Abici della guerra", un sillabario per immagini e poesia epigrammatica, composto con illustrazioni tratte dai giornali dell'epoca, al fine di riumanizzare il disumanizzato. Un tentativo riuscito di messa in discussione della norma di consumo e del metabolismo visivo durante i conflitti, da cui nacque un genere letterario inedito, l'"epigramma fotografico". Nel 1963 Pierpaolo Pasolini, sulla scorta delle ricerche brechtiane, approfitta della commissione propostagli dal produttore Gastone Ferranti di lavorare sui cinegiornali della popolare serie "Mondo libero", si mette all'opera, intorno ad un film che si chiamerà: La rabbia; un film di montaggio, un film-saggio politico, frutto dell'interpolazione di immagini d'arte e di rotocalco, con tracce visive di cronaca e storia recente, asservite entrambe ad un testo lirico vibrante di indignazione civile, che contribuirà a creare un "genere cinematografico". La rabbia è film poetico, un testo in poesia espresso per immagini, con la rabbia in corpo, contro il mondo borghese, contro la barbarie, contro l'intolleranza, contro i pregiudizi, la banalità, il perbenismo. La presentazione avrà luogo presso il circolo ARCI Zei il 18 dicembre alle 21,30. Qui la pagina dell’evento su Facebook